Ve lo ricordate il primo lockdown?
👩💻 Grazie a quel magico momento i concetti di vita lavorativa e vita privata hanno assunto significati nuovi e con i quali ognunə di noi ha dovuto fare i conti.
Nel 2020 casa e ufficio si sono fusi in un’unica entità: pc sul divano, pantaloni della tuta e camicia, call interminabili, bambini, nonni, vicini di casa e amanti sono entrati nella nostra routine lavorativa, mentre colleghi e colleghe hanno scoperto lati di noi stessə molto intimi.
Per alcuni è stata un’epifania e non tornerebbero mai indietro. Altri rimpiangono il lavoro in presenza e la scissione netta tra casa e ufficio, tra il noi “lavoratore” e il noi…. “persona”?
Una scissione simbolica ovviamente.
🔪 Ma qualcuno un giorno si è chiesto: “E se effettivamente potessimo essere due persone diverse? magari grazie ad una OPERAZIONE CHIRURGICA CHE SCINDE IL NOSTRO IO IN DUE PARTI”.
Proprio da questa folle premessa nasce “Severance” una serie tra le più belle e inquietanti che io abbia visto negli ultimi anni.
A dispetto della premessa di questa newsletter, ovvero parlare di cose che scopro tardi, per una volta ecco una cosa fresca fresca e, mi pare, di cui si sta parlando troppo poco. Allacciatevi le cinture, it will be a quite a ride.
(Tra l’altro Severance ha una di quelle intro che non skippi nemmeno una volta)
“Questo è il momento in cui dovrei mandarti all’inferno. Ma tanto ci sei già”
I protagonisti della serie tv, prodotta da Apple, sono gli impiegati della Lumon Industries, un'azienda che utilizza una procedura chirurgica al cervello, detta "scissione", per separare i ricordi non lavorativi dai ricordi di lavoro.
Mark, interpretato da Adam Scott (che ha la faccia perfetta dell’impiegato medio), è a capo della divisione Macro Data Refinement e ha scelto di sottoporsi alla scissione per dimenticare, almeno per 8 ore al giorno, la morte della moglie.
🛅 Ma come funziona la scissione? In pratica quando entri nell’edificio ti dimentichi chi sei fuori e viceversa. I dipendenti della Lumon vivono immersi in un eterno presente lavorativo, fatto di spazi enormi e vuoti, circondati da un labirinto di corridoi bianchi e passano la giornata lavorando su un software pieno di numeri: il loro compito è selezionarli e filtrarli. Nessuno di loro sa cosa sta facendo, ma il lavoro è “misterioso e importante” come continuano a ripetere. Se volete un assaggio della loro scoppiettante quotidianità potete mettervi alla prova qui.
La Lumon Indiustries però assomiglia più ad una setta che ad una azienda.
I passaggi del Manuale aziendale vengono citati come fossero versetti biblici per indirizzare comportamenti e scelte; gli eventi della vita del fondatore sono ritratti in dipinti in stile rinascimentale sparsi per l’ufficio e all’interno della gigantesca sede c’è un mausoleo dedicato alla stirpe del fondatore, celebrata in stile dittatura coreana.
Come è facile immaginare le cose non filano proprio lisce 👌
I problemi iniziano quando Petey, un ex-dipendente scomparso misteriosamente che è riuscito ad annullare la Scissione nel suo cervello, si presenta a casa di Mark.
Vi lascio approfondire lo svolgimento della trama guardando la serie (ci sono un paio di momenti 🤯 e un plot twist finale che vabbè cosa ve lo dico a fare). Qui mi interessa accennare alcuni aspetti che concorrono a rendere Severence un vero gioiellino.
L’atmosfera generale mi ha ricordato da subito i film di Yorgos Lanthimos, in particolare The Lobster: gente normale che vive situazioni grottesche con un misto tra rassegnazione e indifferenza, le cui azioni sono orchestrate da aziende/apparati statali che impongono regole e comportamenti sadici.
E anche qui ci sono animali che stanno dove non dovrebbero.
Gli interni Severance sono quasi un ulteriore protagonista della serie e giocano un ruolo determinante nel generare la giusta dose di inquietudine e angoscia. Ricordano molto i “liminal space” e le “backrooms” di cui la parte strana di internet (🙋♀️) è tanto appassionata. Se volete approfondire Valentina Tanni ne parla qui.
Le stanze sono enormi e illuminate dalla luce fredda dei neon. I corridoi sono labirintici e asettici, mentre la tecnologia in dotazione ai dipendenti, a metà tra l’unione sovietica e i prototipi Apple anni ‘80, rendono ancora più sospesa e inafferrabile la dimensione temporale degli uffici Lumon.
Insomma se pensavate che il vostro posto di lavoro fosse l’inferno, ricredetevi: c’è di peggio.
Il primo prodotto culturale significativo post-pandemia
Dopo due anni di pandemia l’aspetto più inquietante di questa serie potrebbe sembrarci il fatto che delle persone lavorano fianco a fianco, in presenza, nello stesso ufficio (😱).
In realtà la storia raccontata in Severance è perfettamente sincronizzata con il momento che stiamo vivendo e ci sbatte in faccia (anche abbastanza forte) delle domande le cui risposte non solo non sono scontate, ma possono farci molta paura: quante cose scegliamo liberamente di fare? quanta parte della nostra identità è definita dal lavoro che facciamo? fino a che punto siamo dispostə a spingerci per una busta paga? 🥲
Il libero arbitrio dei protagonisti infatti è al centro del gioco al massacro che si dispiega tra i corridoi della Lumon: l’assurdità e la violenza (anche fisica) che subiscono e infliggono ogni giorno spinge i cosiddetti “interni” a fuggire dando le dimissioni, che però devono essere accettate dal sé stesso “esterno”, ovvero quella parte del proprio IO che non ricorda ciò che accade dentro l’ufficio.
Regolarmente le dimissioni vengono respinte e l’IO interno non saprà mai quali sono le motivazioni dell’altrə per condannare una parte di sé a rimanere intrappolatə in quell’inferno. E ogni giorno scelgono, liberamente, di andare in ufficio.
Sounds familiar?
Ah e il produttore-regista è Ben Stiller. Giuro.
E ora linkini simpaticini
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E infine, il meme definitivo per noi Millennials 👽
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